Come abbiamo visto nel precedente articolo sul sonno, durante i mesi di gravidanza, ci sono stati dei preparativi alla nascita e degli adattamenti del ritmo sonno-veglia nel bambino così come nei genitori. Nonostante questo, il sonno di un neonato può essere imprevedibile. Il piccolo, così come la mamma, deve riprendersi dallo scombussolamento del travaglio e della nascita prima di poter rimettere ordine nel proprio ciclo sonno-veglia. Come ogni cosa il tempo necessario per ritornare ad uno stato di equilibrio è soggettivo, sia per il bambino che per la mamma.

Oltretutto, lo sviluppo cerebrale porta con sé ulteriori cambiamenti nel ciclo sonno-veglia. Il bambino si trova in un ambiente nuovo, pieno di luci e rumori, senza la protezione che aveva nel grembo materno.

Nel neonato possiamo riconoscere sei stati di sonno e veglia:

· sonno profondo: il neonato riesce ad escludere gli stimoli fastidiosi provenienti dall’esterno; il respiro è profondo, regolare e pesante; gli occhi chiusi, la posizione immobile.

· sonno leggero: il respiro è più superficiale e irregolare, si possono notare movimenti di contorsione o movimenti del volto; il neonato è più vulnerabile agli stimoli esterni; se svegliato può restare assonnato e irritabile o può cercare di riaddormentarsi.

· dormiveglia: stato transitorio, che si verifica quando il neonato passa dal sonno al risveglio o ritorna a dormire; il bambino si muove a scatti o in modo scomposto ed è più suscettibile.

· stato in cui il bambino è sveglio e attento: atteggiamento aperto e ricettivo, i movimenti sono contenuti e armoniosi; il viso, il respiro, la posizione del corpo tutto comunica interesse e attenzione, oppure il desiderio di distogliere l’attenzione da una esperienza negativa.

· stato di agitazione: i movimenti diventano bruschi e la respirazione irregolare, il bambino evita di interagire e diventa nervoso, tenta inutilmente di controllarsi.

· pianto: il piccolo si dimena continuamente , può calmarsi da solo oppure può essere calmato prendendolo in braccio e rispondendo al suo bisogno; il pianto infatti serve a diversi scopi.

Gli stimoli del mondo esterno, così come i movimenti improvvisi di braccia e gambe, possono far piangere il neonato e spaventarlo. Ma egli sfrutta tutte le sue risorse per poter mantenere l’equilibrio del proprio sistema nervoso, cercando di non farsi sopraffare da questi stimoli. Il neonato impara a passare dal sonno alla veglia, e poi di nuovo al sonno, andando a creare un equilibrio tra gli stati di sonno e di veglia.

Successivamente diventa capace di passare ad uno stato di attenzione in cui si apre al suo nuovo mondo: rimane vigile e cerca di rispondere agli stimoli che gli si presentano. Il neonato è in grado di scegliere quando reagire e quando non farlo. E se l’attività che lo circonda è troppo intensa o al contrario troppo noiosa, è in grado di scivolare in uno stato simile al sonno (di “assuefazione”.)

Quando nasce il bambino ha un ritmo biologico che oscilla tra le tre e le quattro ore: ogni tre/quattro ore compie una serie di attività; si sveglia, viene lavato, mangia, dorme… che formano un ciclo, il ciclo sonno veglia.

Le figure di accudimento del neonato, generalmente mamma e papà, hanno un ruolo fondamentale nell’aiutarlo a stabilire i propri ritmi, stimolandolo quando è in uno stato di attività e tranquillizzandolo al momento del sonno. Un’altra importante condizione da tenere presente è relativa alla stimolazione del bambino: stabilizzare i cicli e la durata del sonno è possibile se c’è un progressivo rallentamento degli stimoli e del ritmo con cui vengono presentati, compito che spetta alle figure di accudimento. Questo è uno dei motivi per cui sarebbe opportuno abituare il neonato, già da subito, a pratiche di accudimento che favoriscono il rilassamento e il rallentamento delle funzioni vitali, in preparazione al sonno.

Spero che questo articolo ti sia stato utile,

a presto!

Damiana

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